All'Olimpico contro la Roma una Dea camaleontica e, soprattutto, consapevole della sua forza
La vittoria della consacrazione.
Il 2-0 col quale l’Atalanta ha superato la Roma all’Olimpico è l’ennesima dimostrazione che l’undici di Gasperini, ormai, ha fatto lo step definitivo, entrando nel Pantheon delle grandi squadre consolidate e consapevoli della propria forza.
Decisivi i cambi di Gasperini
Nella gara di ieri sera la Dea ha coniugato qualità del gioco e capacità di soffrire, solidità difensiva e camaleontismo tattico. Sì, perché per ottenere i tre punti sono stati decisivi i cambi del Gasp nella ripresa: il tecnico di Grugliasco ha completamente stravolto il pacchetto avanzato bergamasco, togliendo punti di riferimento ai difensori giallorossi con l’inserimento di Samardzic, Cuadrado, Zaniolo e Brescianini al posto di Retegui, Lookman, De Ketelaere e Ruggeri.
Via le punte, dentro i trequartisti
Dal momento che il pragmatico Ranieri aveva incartato per bene la partita alla Dea, schierando una Roma prudente ma al contempo combattiva su tutti i palloni e abile a chiudere ogni spazio nella sua metà campo per poi riproporsi velocemente in avanti, Gasperini ha sparigliato le carte. Ha scelto di affidarsi all’imprevedibilità dei suoi esterni e dei suoi fantasisti e ai proverbiali inserimenti dei centrocampisti in zona gol (vedi l’occasione per il raddoppio clamorosamente mancata dall’infaticabile pendolino Ederson davanti a Svilar) per mandare in tilt la difesa di Ranieri, fino a quel momento impeccabile (con un Hummels sontuoso).
Sull'1-0 di De Roon la partita è completamente cambiata
Per dirla tutta, anche la buona sorte ha dato una mano agli orobici: il tiro di De Roon che ha sbloccato e indirizzato il match è stato deviato in modo sfortunato nella propria porta da Celik. Ma è altrettanto vero che, dopo aver trovato l’1-0, Ederson e compagni hanno ampiamente legittimato il successo, facendo venire il mal di testa ai giallorossi con la brillantezza della loro manovra offensiva, sempre fondata sul recupero alto della sfera e sui meccanismi di interscambio delle posizioni tra centrocampisti e attaccanti.
Insomma, oltre alla Grande Bellezza del suo gioco la Dea ha acquisito anche la capacità di aspettare e colpire al momento giusto. La Roma per buona parte del match ha rintuzzato le iniziative nerazzurre, ma alla lunga ha dovuto cedere il passo. Se l’Atalanta ora vince anche partite come queste, nulla – ma veramente nulla – le è precluso.