Milan sballottato sulla giostra impazzita di Cagliari. E l'ultimo giro è amaro. Ma grandi meriti vanno ai rossoblù
Una partita pirotecnica quella tra Cagliari e Milan. La fiera degli errori, delle prodezze, dei gol segnati e di quelli annullati.
Cagliari micidiale nelle transizioni
Alla fine è venuto fuori un pareggio per 3-3 che non può certo accontentare i rossoneri, ma che rappresenta un premio più che legittimo per un Cagliari coraggioso e, soprattutto, mai domo. La formazione di Nicola, puntando sul ritmo e sull’intensità – attraverso ripartenze vorticose e micidiali – ha per lunghi tratti tenuto in scacco la formazione rossonera. Deiola e compagni hanno fatto esattamente quello che dovevano fare: sfruttare la velocità di Luvumbo negli spazi e le corsie laterali (in particolare quella di destra) per tagliare a fette e prendere d’infilata la retroguardia meneghina, ieri in una delle sue peggiori versioni stagionali. Theo Hernandez, evidentemente non in serata, ha lasciato ampio spazio alle scorribande di Zappa e Zortea, e la messe di occasioni da gol create dai sardi nel primo tempo non ha fruttato tre o quattro gol solo per questione di centimetri (due le reti annullate per fuorigioco, una a Piccoli e l’altra a Viola) e per i grandi interventi del solito Maignan.
Nella ripresa sfida meno frenetica, ma pareggio sacrosanto
Per contro, dalla cintola in su il Milan era ben più ispirato: sontuosa la giocata di Reijnders che ha portato al primo gol di Leao, e abilissimo il portoghese in occasione della seconda rete a capitalizzare il tocco illuminante in profondità di Fofana. Nella ripresa il Cagliari è inevitabilmente calato di ritmo, ma un nuovo errore difensivo degli ospiti ha spianato la strada al 2-2 di Zappa. La sfida si è fatta equilibrata e meno spumeggiante, anche perché entrambe le squadre avevano bisogno di rifiatare. Il 3-2 di Abraham è spuntato come un coniglio dal cilindro (complice un intervento non perfetto del debuttante portiere Sherri sul destro affilato di Pulisic), ma l’eurogol del tarantolato Zappa all’89’ ha ripristinato una parità sacrosanta.
Milan, il veleno è... nella difesa
Ciò che deve preoccupare Fonseca non è certo lo spirito che ha avuto la squadra, che anzi è stata capace di ribaltare per ben due volte una gara nata malissimo. Il vero problema, ben sottolineato dallo stesso tecnico rossonero, è stato rappresentato dalla totale incapacità del pacchetto arretrato di trovare delle contromisure alle folate offensive cagliaritane. Come dimostrano i tre gol isolani, nati tutti – quasi in fotocopia – da incursioni sulla fascia destra dell’attacco rossoblù, costante territorio di conquista per gli esterni di Davide Nicola. Neppure quando è stato inserito Tomori, e il Milan dietro è passato a cinque, il Diavolo è riuscito a rattoppare le falle difensive. Questo non può che dipendere da una mancanza di concentrazione generale, a livello di singoli e di reparti.
Pur riconoscendo enormi meriti al Cagliari, che non ha messo in campo solo il cuore ma anche tanta qualità e idee tattiche ben precise (la scelta di attaccare il Milan “ai fianchi” e in verticale è risultata vincente), viene da sé che una grande squadra non può alternare prestazioni così “bipolari”. La difesa era stata irreprensibile a Madrid, mentre in Sardegna si è sciolta come neve al sole. Proprio come era già successo, ad esempio, a Parma e a Firenze.
Del resto la forza debordante dell’attacco, nel calcio, serve a poco se non è sorretta da solidità ed equilibrio in ogni zona del campo.