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ESCLUSIVA TC - RICCIOTTI GREATTI: "Ho vissuto la mia storia d'amore col Cagliari e con la Sardegna come un sogno immenso e infinito. Se seguo le partite della squadra attuale? Raramente... Soffro troppo. Mi tengo stretti i miei tempi..."TUTTO mercato WEB
giovedì 17 aprile 2025, 13:48Primo piano
di Matteo Bordiga
per Tuttocagliari.net

ESCLUSIVA TC - RICCIOTTI GREATTI: "Ho vissuto la mia storia d'amore col Cagliari e con la Sardegna come un sogno immenso e infinito. Se seguo le partite della squadra attuale? Raramente... Soffro troppo. Mi tengo stretti i miei tempi..."

Quella di Ricciotti Greatti al Cagliari e a Cagliari è stata – ed è – a tutti gli effetti una favola. Una storia d’amore che ha attraversato sei decadi di vita intensa, elettrizzante, emozionante. In una parola, trionfale.

Arrivato in Sardegna – proveniente dalla Reggiana – nel 1963, Ricciotti ha trovato un’isola pronta ad accoglierlo, a coccolarlo e ad avvolgerlo nel suo abbraccio materno. Un’isola magica e incantata. La sua isola. Ha vestito la maglia rossoblù fino al 1972, anno del suo ritiro dalle scene calcistiche, e poi ha scelto Cagliari come suo eldorado. Per la vita. “Per sempre”, come ama ripetere più volte. Una casa madre eternamente grata a uno dei monumentali eroi dello scudetto. Quel tricolore conquistato nel 1970, alla faccia di tutte le superpotenze pallonare del Nord Italia, il cui ricordo ancora oggi agita i cuori dei cagliaritani e illumina di grandezza il cielo perennemente azzurro e il mare millenario dell’Isola, custode silente dei sogni impossibili di tutti i sardi.

Cagliari-Fiorentina, in programma lunedì prossimo all’Unipol Domus, è certamente la sua partita del cuore. Perché Greatti a Firenze è cresciuto calcisticamente e, soprattutto, ha esordito in serie A: anno di grazia 1958. E non sapeva che, di lì a qualche anno, sarebbe iniziata la favola di una vita. La storia d’amore chiamata “Cagliari”.

Oggi, intervistato da Tuttocagliari.net, Ricciotti ammette di non seguire più di tanto la compagine rossoblù attuale. “Perché ci sto male. Davvero. Preferisco rituffarmi con la memoria ai giorni del mio Cagliari: una squadra fortissima che ha scritto la storia”.

Ricciotti, lunedì prossimo c’è Cagliari-Fiorentina all’Unipol Domus. E lei è un illustre doppio ex…

“Ho un bel ricordo di Firenze, perché lì ho iniziato la mia carriera. Poi, qualche anno dopo, è arrivato il Cagliari. Eh, Cagliari… La Sardegna è stato un amore, se mi passa il termine, da film. Nell’Isola sono stato benissimo e sto tuttora benissimo. Qui, dove sono rimasto a vivere, ho realizzato i miei sogni di ragazzo. E dire che a un certo punto il Cagliari mi aveva venduto… ah, ma io mi sono rifiutato di andarmene, sa? Perdendo così, tra le altre cose, un lauto ingaggio. E non me ne sono mai pentito. Io devo tanto all’Isola. Veramente tanto.”

E anche l’Isola deve tanto a voi che, vincendo lo scudetto, di fatto l’avete proiettata in un’altra dimensione sportiva ma anche sociale…

“Questo è vero. Purtroppo ormai siamo rimasti in pochi. Ogni tanto mi vedo con qualche vecchio compagno di squadra al Cagliari, e ci facciamo una bella chiacchierata. Insomma, qui è un bel vivere. Mi piace la Sardegna, mi piacciono i sardi e quindi rimarrò qui. Per sempre.”

Lei segue il Cagliari attuale? Riesce a vedere qualche partita dei ragazzi di Davide Nicola?

“Lo seguo poco, e sa perché? Perché sto male. Quindi preferisco non seguirlo. Attenzione, è una scelta che mi costa parecchio, dal momento che qui ho giocato per tanti anni. Non saprei dunque cosa dire e come commentare le vicende della squadra attuale. Qualche volta seguo dei frammenti di partite, ma raramente guardo una gara intera. Faccio così perché, come dicevo, altrimenti sto male. Per quale motivo? Beh, non vorrei vantarmi, ma il nostro Cagliari era un po’ diverso… Quella squadra, nella quale tutti noi giocatori siamo cresciuti sia come uomini che come calciatori, ha fatto delle cose magnifiche ed entusiasmanti che, tra l’altro, sono rimaste scolpite nella memoria del popolo sardo. Hanno resistito al tempo. Questo di oggi è un calcio molto diverso dal nostro. E io mi tengo stretto il mio, di calcio. Non vorrei criticare i ragazzi di oggi, per l’amor di Dio. Ma noi avevamo una squadra fortissima e giocavamo divinamente. Paragonare loro a noi è un’operazione che, francamente, non mi sento di fare.”

C’è da dire che a Cagliari oggi molti tifosi sono stufi di lottare per una semplice salvezza, peraltro spesso conseguita con sudore e fatica sul filo di lana. L’ambizione sarebbe quella di alzare l’asticella e puntare a traguardi un po’ più nobili.

“Eh, ma non è facile, purtroppo. Rispetto alla nostra epoca il calcio è completamente cambiato, in tutte le sue componenti. Io personalmente mi tengo caro il mio Cagliari, tanto che ho l’ufficio tappezzato di foto della squadra in cui giocavo tanti anni fa. Naturalmente continuo a tifare per i colori rossoblù, ci mancherebbe altro. Ma non farei mai a cambio coi miei tempi.”