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Cagliari, negatività e speranza. Un calo verticale che ha molteplici motivazioni, ma non è tutto da buttare. Attesa spasmodica per il mercato
venerdì 3 gennaio 2025, 00:45Il punto
di Sergio Demuru
per Tuttocagliari.net

Cagliari, negatività e speranza. Un calo verticale che ha molteplici motivazioni, ma non è tutto da buttare. Attesa spasmodica per il mercato

Sergio Demuru - Corrispondente da Cagliari di Tuttosport dal 2007, al seguito del Cagliari Calcio dal 1997 avendo collaborato con altre testate quali Il Giornale di Sardegna e Sardegna 24.

di Sergio Demuru

Un fine anno con tante negatività, ma pure con un barlume di speranza. Per cominciare con le prime ecco che balza immediatamente agli occhi quel terz’ultimo posto in classifica, figlio di una striscia negativa di quattro sconfitte consecutive che hanno ricacciato il Cagliari nelle sabbie mobili della retrocessione. Impensabile sino alla partita di fine novembre con il Verona. Una vittoria che aveva illuso, con i rossoblù a quattordici punti, lontano dalle acque agitate. Ma da quel momento si è spenta la luce ed i quattordici punti sono rimasti tali sino ad ora.

Tante le componenti che hanno portato a questo calo verticale. Nonostante la squadra di Davide Nicola abbia dimostrato, in più di un’occasione in quest’arco di tempo, di aver metabolizzato alcune idee del tecnico. Ma purtroppo non è stata in grado di produrre e finalizzare quanto di buono costruiva. Solo a Venezia, contro una diretta concorrente, il Cagliari ha completamente “toppato”, rendendo ancora più amara la sconfitta. E poi la via del gol perduta irrimediabilmente. Nelle ultime quattro gare solo una rete realizzata, proprio a Venezia e per giunta segnata da Pavoletti, che era subentrato per l’assalto finale.

Nel complesso delle marcature i rossoblù hanno messo a segno la miseria di sedici gol, come Monza (la prossima avversaria) e Genoa. Peggio solo il Lecce, ma che precede il Cagliari in classifica. Questa delle realizzazioni è una di quelle componenti negative che Nicola si porta dietro dall’inizio della stagione. Piccoli è un giocatore che lotta, si impegna, ma non è una prima punta propriamente detta. Ha le caratteristiche, fisiche e tecniche, per fare il secondo attaccante, in appoggio ad un ariete che dovrebbe avere il compito di finalizzare. Questo ariete purtroppo non c’è e dunque Piccoli, che non esce mai dal campo se non per raggiunto limite di autonomia, deve sacrificarsi in un ruolo che non è il suo. La poca incisività di Luvumbo ed il rendimento alterno di Lapadula e Pavoletti, sacrificati in panca, hanno fatto il resto.

Altro problema di questo scorcio di stagione la tenuta difensiva. È palese che se esce Mina, il quale ha comunque girato a vuoto in alcune occasioni, la linea arretrata va in affanno. Ed ecco che vengono incassati alcuni gol evitabilissimi. Se a ciò si aggiunge il difficile inserimento del portiere Sherri, prontamente messo da parte per far spazio nuovamente a Scuffet, si ha un quadro non propriamente positivo.

Nella ricerca degli anfratti favorevoli, almeno si è vista la squadra tenere botta per un tempo all’Inter, giocare da par suo per buona parte della gara con l’Atalanta, rivelazione del torneo, e reggere all’urto della Fiorentina. Tutta sconfitte, è vero, ma che comunque hanno evidenziato che non è tutto da buttare. In attesa, invero un po’ spasmodica, di un mercato di riparazione tutto da costruire.