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ESCLUSIVA TC - NICOLA RIVA: "Oggi il Cagliari ha un'identità di gioco ben precisa. Affronta gli avversari a viso aperto, senza paura. Del resto la passività nel calcio moderno non paga. Papà non avrebbe tollerato la simulazione di Conceicao..."TUTTO mercato WEB
© foto di Matteo Gribaudi
Oggi alle 15:37Primo piano
di Matteo Bordiga
per Tuttocagliari.net

ESCLUSIVA TC - NICOLA RIVA: "Oggi il Cagliari ha un'identità di gioco ben precisa. Affronta gli avversari a viso aperto, senza paura. Del resto la passività nel calcio moderno non paga. Papà non avrebbe tollerato la simulazione di Conceicao..."

Ha ricevuto in eredità da suo padre un dono meraviglioso, da custodire gelosamente nel cuore e da coltivare giorno dopo giorno: l’amore per una terra antica e materna, granitica e millenaria.

Gliel’ha lasciato in dote un grande uomo, un Gigante d’altri tempi che ha contribuito a sdoganare la Sardegna, all’epoca derisa e denigrata (perché misconosciuta), agli occhi dell’Italia intera. Un cavaliere che, assieme ai suoi fidati scudieri, ha compiuto la più epica impresa di cui - nel recente passato della storia isolana - si abbia memoria.

Perché suo padre era lui, il bombardiere di Leggiuno. Il quinto moro con il numero 11 sulle spalle. Suo padre era, semplicemente, Gigi Riva.

Nicola, figlio d’arte (e che arte), oltre alla passione per l’Isola ha ereditato anche la fede tinta di rossoblù. Segue con grande trepidazione tutte le partite del Cagliari, col quale spesso viaggia anche in trasferta. Domani, ad esempio, sarà a Udine per tifare Luperto e compagni nel difficile impegno in terra friulana.

Nicola, il Cagliari delle ultime tre partite è apparso molto diverso rispetto a quello visto a inizio stagione. A suo avviso qual è stata la scintilla che ha innescato l’inversione di rotta, traghettando l’undici rossoblù verso acque più tranquille?

“Secondo me alcuni segnali positivi si erano già intravisti nelle prime due partite contro Roma e Como. A Lecce purtroppo abbiamo compiuto un passo falso, perché in undici contro dieci per tutto il secondo tempo avremmo dovuto fare qualcosa in più. Al netto di tutte le valutazioni, comunque, l’unica partita veramente sbagliata dai ragazzi è stata quella interna con l’Empoli. Anche se poi i toscani sono avversari difficilissimi da affrontare e, in questo avvio di stagione, stanno proponendo un ottimo calcio.

A Davide Nicola, che ormai ha impresso un’identità chiara e riconoscibile alla squadra, andava dato del tempo. Doveva conoscere perfettamente l’ambiente e ogni singolo giocatore della rosa. A me lui è sempre piaciuto tanto: è un tecnico che dà grandi garanzie, tatticamente molto preparato. Imposta ogni partita in maniera diversa, a seconda di vari fattori legati alla propria squadra e all’avversario di turno. In più va detto che questo campionato è indecifrabile ed estremamente livellato: si può vincere o perdere contro chiunque. Ma il Cagliari ha enormi margini di crescita, ragion per cui è importante lavorare e migliorarsi giorno dopo giorno.”

Una volta suo padre, in un’intervista, mi disse che per ottenere un calcio di rigore a Torino contro la Juventus bisognava che qualcuno sparasse a un nostro giocatore… Beh, viene da pensare che sarebbe stato orgoglioso, memore delle tante battaglie combattute da lui e dai suoi compagni contro i bianconeri, del punto strappato dall’undici di Nicola allo Stadium. Tra l’altro proprio grazie a un rigore, segnato da Marin e concesso al tramonto della partita.

“Certamente. Il Cagliari a Torino ha fatto esattamente la partita che doveva fare. Non ha sbagliato niente o quasi. Il rigore su Piccoli era sacrosanto. E quanto a papà… lui sarebbe rimasto inorridito dalla plateale simulazione nel finale di gara di Conceicao, sanzionata dall’arbitro con un giustissimo secondo cartellino giallo e conseguente espulsione. Si è parlato tanto, a livello mediatico, di quell’episodio, ma la simulazione del portoghese è stata clamorosa.

Ecco, come dicevo prima Nicola ha preparato alla perfezione la sfida con la Juventus. In maniera diversa aveva approcciato la gara di Parma – dove secondo me abbiamo disputato il miglior primo tempo della nostra stagione – e in modo ancora differente ha schierato la squadra contro il Torino. A testimonianza della cura certosina con la quale studia gli avversari e le varie situazioni tattiche da proporre nell’arco dei novanta minuti.”

Domani si va a Udine, su un campo tradizionalmente ostico per i colori rossoblù. I friulani giocano un calcio più propositivo e meno conservativo rispetto agli ultimi anni: merito della nuova mentalità che ha instillato il neotecnico Runjaic. Che Cagliari si aspetta al Bluenergy Stadium?

“Intanto domani a Udine io ci sarò, per sostenere da vicino la squadra. Mi aspetto intanto una partita scorbutica, difficile. L’Udinese è una compagine più propositiva rispetto a un tempo, ma anche molto fisica. Però sono fiducioso: veniamo da un ottimo momento e non dobbiamo assolutamente snaturarci. Dobbiamo continuare a giocare il nostro calcio e ad affrontare ogni avversario col coltello tra i denti e a viso aperto. L’imperativo categorico è quello di non essere mai passivi. Certo sarà importante coprire bene le fasce, perché i friulani sono pericolosissimi sulle corsie laterali. Ma Nicola saprà sicuramente trovare gli accorgimenti giusti per imbrigliare Lucca e compagni. Sempre tenendo fede ai nostri principi basilari, ovvero alla ferma volontà di giocarci le nostre carte senza paura o timori reverenziali.”

In effetti una volta il Cagliari approcciava certe gare, soprattutto in trasferta, in modo speculativo e rinunciatario. Oggi fuori casa, come all’Unipol Domus, prova ad aggredire in avanti e a fare calcio: non a caso sono stati quasi del tutto aboliti i lanci lunghi dalle retrovie per le punte, che un tempo erano di fatto l’unica fonte di “gioco” dei rossoblù, e il pallone viaggia sempre veloce e rasoterra, spesso in verticale. Anche esteticamente la manovra cagliaritana risulta più piacevole da ammirare…

“Sono perfettamente d’accordo. Ribadisco che per arrivare a tutto questo ci voleva un po’ di tempo, quindi occorreva avere pazienza. Prima adottavamo questa sorta di gioco-non gioco, che caricava di responsabilità soprattutto la punta centrale, anche perché dovevamo fare di necessità virtù. Oggi abbiamo un’identità tattica precisa e definita: un qualcosa che non si costruisce dall’oggi al domani, ma che richiede tanto lavoro e spirito di abnegazione.

Poi ovviamente gli episodi - ancora di più nel calcio moderno - spesso risultano decisivi nel determinare l’esito di una partita. Ma in generale la regola aurea è che la passività ormai non paga: servono coraggio e intraprendenza, anche quando si è in vantaggio. Se ti schiacci all’indietro a protezione dell’1-0 prima o poi il gol fatalmente lo prendi.

Io dico che oggi come oggi ci sono tutti i presupposti affinché il Cagliari possa condurre, appunto, un campionato coraggioso.”