Nassi sul ruolo di Lorenzo Casini
Il 4 novembre passa la riforma. Sorridono il Presidente della FIGC, quello dei Dilettanti, dei Calciatori e degli Allenatori.
Hanno conservato posto, potere e prebende.
Del calcio non frega ad alcuno. La speranza è una sola, che la A si compatti e i 12 astenuti e gli 8 contrari trovino comunione d'intenti.
Perché l'Assemblea del 22 p.v. dovrà decidere come muoversi. Assegnare 6 voti in più, dal 12 al 18%, e un consigliere, da 3 a 4, è una presa di giro per chi assicura 130 milioni l'anno alle varie componenti.
Ma lo sa il Presidente della Lega di A, Casini, che avrebbe dovuto dimettersi?
O, non rendendosi conto della propria forza, preferirà far fronte comune e chiedere aiuti al Governo?
Per adesso si è presentato il ricorso in via cautelativa che contesta la legittimità del regolamento dell'Assemblea, perché si è svolta senza assecondare la legge dell'emendamento Mulè, con i vecchi pesi elettorali.
Quindi le società pronte a scendere in campo saranno più delle 8 contrarie: Lazio, Napoli, Torino, Empoli, Verona, Milan, Genoa e Monza. Infatti si parla dell'Assemblea Statutaria e dell'ipotesi di una denuncia contro la FIGC per non aver rispettato la Legge Mulè. Il fatto che il Vicepresidente della Camera dica che non ci sono né vincitori né vinti non è sufficiente. Non basta aggiungere che finalmente si dà un calcio a quella foresta pietrificata della FIGC, oltre alle norme sul diritto di veto. Una mediazione opportuna avrebbe dovuto portare la A oltre il 20%, con 5 consiglieri.
L'unico a distinguersi il Presidente della C Matteo Marani:
"Troppi personalismi hanno portato il calcio a sprofondare fino a un punto penoso".
Finalmente una verità, perché è da rifondare. Basta coi mediocri ai vertici. Bisogna capire per occupare posti di rilievo, prendere decisioni e non perdersi dietro il Governo e i soliti aiuti che non saranno mai abbastanza. Purtroppo non abbiamo chi capisce.
La rivoluzione dovrebbe partire da Coverciano e in due anni torneremo ad occupare il posto che ci compete. Seppoi l'AIA non riuscirà a raggiungere l'autonomia, sarà un ulteriore colpo mortale. Le società di A che si sono astenute, nella maggior parte dei casi, hanno avuto paura delle conseguenze, perché Gravina non dimenticherà. E pensare che Casini, con Abodi e Mulè, potrebbe mettere alle corde quelli che hanno portato il calcio allo sfascio.