Fabrizio Ravanelli: "Non dimentico i sacrifici di mio padre e Andrea Fortunato"

"Mio papà ha fatto tanti sacrifici, mi ricordo ancora quando lui aveva 40 anni e si diplomò perito tecnico per poter aver 50mila lire in più sullo stipendio.
Mia mamma e mio papà un giorno mi regalarono un paio di scarpe per la prima comunione e io, qualche giorno prima, andai a giocare a calcio con queste scarpe. Si ruppero e io andai da mio nonno che faceva il calzolaio e gli dissi di sistemarle perchè dissi che erano di un mio amico. Quando sono passato dal Perugia all’Avellino sono stati mesi difficili. Avevo 18 anni e stare da solo in un appartamento non era facile.
Ho sofferto un po’ di solitudine, mi mancava la famiglia e gli amici, ma quell’esperienza mi ha maturato tanto perchè nella vita sono le esperienze negative che ti fanno crescere e ti fanno diventare uomo.
Fortunato? Andrea è stato un ragazzo straordinario.
Ci siamo conosciuti a militare. Giocavamo nella Nazionale militare e siamo stati campioni del mondo. Poi ci siamo ritrovati alla Juve e abbiamo condiviso serate insieme mangiando torta e bevendo camomilla. Poi si è ammalato di leucemia e lui è venuto a curarsi a Perugia, nella mia città, e io ho cercato di aiutare lui e la sua famiglia come potevo. Credo che la morte di Fortunato sia stata una grave perdita non solo dal punto di vista calcistico, ma anche umano perché Andrea era un ragazzo straordinario"
Fabrizio Ravanelli a Vieni da Me
