Una Divina Commedia per il catalano
Dante Alighieri, nel suo celeberrimo poema, peregrinò fino al paradiso, lasciandosi alle spalle prima inferno e poi purgatorio. L'excursus di Cesc Fabregas è differente: attualmente all'Arsenal, una sorta di purgatorio calcistico vista la volontà di partire, il calciatore deve decidere se scendere tra le fiamme e congiungersi al Diavolo, oppure salire verso l'"eden" dorato di Barcellona, città natale e sede del club campione d'Europa. Mark Twain, nei suoi aforismi, forse potrebbe consigliare il ventiquattrenne di Arenys de Mar: "Il paradiso lo preferisco per il clima, l'inferno per la compagnia". Quindi, buon Cesc, perchè farsi cullare verso il sogno blaugrana, "servendo" in un centrocampo già fenomentale, invece che "regnare" a Milano, diventando il custode delle chiavi della mediana rossonera? Ritornando sulla terra, appare chiaro che la sfida per Fabregas, a prescindere dai rumours, è ormai ben definita e collocata: Milan contro Barcellona, in un braccio di ferro che potrà, probabilmente, modificare in maniera netta ed evidente l'elite del calcio europeo.
L'Arsenal, che giorno dopo giorno si rassegna sempre più, sarà l'ago della bilancia per il destino del suo capitano: i "Gunners", nonostante l'episodio scomodo accaduto con Flamini, preferirebbero vedere il proprio gioiello in rossonero piuttosto che in blaugrana. Troppo assordante e ridondante l'eco catalano in questi anni, troppo presuntuose le continue voci di accordi e trasferimenti scontati estate dopo estate. Se il Barça mollerà, o Cesc abbandonerà l'idea di tornare a casa, a quel punto il Diavolo sarà in grado di affondare il suo "forcone": è ormai chiaro che l'avventura londinese del giovane spagnolo è terminata e, se non sarà "paradiso", l'"inferno" sarà ben felice di aggiungere un nuovo fenomeno tra le sue fila.