ESCLUSIVA TJ - Marco Schenardi: "Lucescu? Un innovatore, tanto da farci una tesi a Coverciano. Ho visto crescere Pirlo, incredibile pensarlo leader"
Marco Schenardi ci racconta da vicino Mircea Lucescu e Andrea Pirlo, con i quali è legato dall'esperienza comune al Brescia. In esclusiva per TuttoJuve.
Marco Schenardi, Mircea Lucescu è stato tuo allenatore sia al Brescia che alla Reggiana. Lo senti ancora?
“È venuto l’anno scorso a Roma e ho avuto modo di sentirlo e lo farò anche oggi perché è una persona alla quale sono molto legato. È un grande allenatore e mi ha dato molto sotto il profilo umano e professionale”.
Che allenatore è Mircea Lucescu?
“Un allenatore a tutto tondo, perché oltre a fare il tecnico è l’organizzatore della Società. Corioni si era affidato a lui anche a livello organizzativo. Ha una grande conoscenza del calcio internazionale, una competenza a 360° e mi spiace che in Italia non abbia avuto il successo che meritava. Ma noi non eravamo pronti a certe figure perché c’è gelosia, la gente si vuole spartire i ruoli e lui ne ricopriva più di uno. A Donesk ha trovato un ambiente dove può fare tutto e non a caso sono anni che sta costruendo e raccogliendo i frutti”.
È stato il tecnico più importante che hai avuto?
“Dico solo che ci ho fatto anche la tesi del master a Coverciano. Ho preso spunto dall’analisi della partita perché a Brescia lui era uno dei primi che ci faceva vedere le cassette e ci massacravano ci ho fatto la tesi. In assoluto insieme ad Ancelotti è stato il migliore, ma come insegnante di calcio Lucescu è il numero uno e poi oltre alla competenza ha una passione infinita. Gente come Ganz, Saurini, Domini, giocatori d’esperienza e carisma facevano 3 allenamenti al giorno e lui era in grado di convincerti che quella cosa ti faceva fare la differenza. È un grande allenatore, una grande persona e anche uno “zingaro”, perché ha quel pizzico di scaltrezza e furbizia che gli ha permesso di diventare allenatore di fama internazionale e se non vincerà la Champions con lo Shakhtar è per motivi logistici, per una serie di fattori che non permettono a questa squadra di prendere i migliori giocatori”.
D’altronde il campionato ucraino ha poco appeal e ancor meno la città di Donetsk
“Ci sono stato in coppa delle coppe col Vicenza, era il 1998 e, pensa, sebbene fossimo nel migliore albergo avevamo trovato le lenzuola bucate. Anche lo stadio, che non è quello di adesso, era brutto, con l’erba che aveva un fondo di terra nera. Certo, erano i primi anni post-sovietici e immagino le cose da allora siano migliorate parecchio. Lo spero anche”.
Come pensi che lo Shakhtar giocherà a Torino?
“Non mi aspetto una squadra sprovveduta ma una squadra che la metterà sul piano del gioco. Che poi è sempre stata la mentalità del mister. Mi aspetto che attraverso il gioco metta in difficoltà la Juve e se i bianconeri gli danno la possibilità di fare la partita, di mettere lo Shakhtar in condizione di metterla sul palleggio sarà una cosa a favore per gli ucraini”.
A Brescia hai visto esordire Andrea Pirlo. Ti saresti aspettato una carriera simile?
“Non me l’aspettavo perché quando lui si allenava con noi a Brescia faceva la mezza punta. Si vedeva che aveva grandissima qualità, magari vedevi sto ragazzino che sembrava indolente e non ci scommettevi troppo, anche se aveva qualità enormi. Il carattere è quello che non ti fa pensare che possa diventare un leader ma lui ha avuto la fortuna di diventarlo attraverso il calcio, con i fatti. Lucescu credeva ciecamente in lui e questa è un’altra cosa a favore del mister, che mostra quanto avesse l’occhio lungo. Con Andrea mi legano molti ricordi anche perché ha esordito sostituendomi. Ricordo anni dopo uno stage a Milanello con Andrea che è venuto a cercarmi ed è stata una cosa che mi ha fatto molto piacere”.