Sacchi sull'Europeo: "Non vorrei essere nei panni di Spalletti. In Italia troppo individualismo"
Dalle pagine della Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi giudica così l'Italia a pochi giorni dalle convocazioni di Spalletti per i prossimi Europei: "Quali suggerimenti sta dando, o ha già dato, il campionato italiano alla Nazionale che a giugno va all'Europeo? Sono sincero: non vorrei essere nei panni di Spalletti, perché purtroppo le nostre squadre non si sono evolute quanto avrebbero dovuto e non siamo ancora riusciti a creare una vera e propria scuola. Pensiamoci bene: sono esistite la scuola danubiana, l'olandese, la rioplatense per Uruguay e Argentina, la brasiliana, la tedesca, adesso c'è una scuola francese in forte crescita.
Ma noi italiani che cosa abbiamo prodotto a parte catenaccio e contropiede? Da noi domina il tatticismo e l'Italia del calcio è lo specchio della società: siamo individualisti, ognuno per proprio conto senza pensare al bene comune. In fondo, giochiamo come viviamo: questa è la realtà. Tuttavia Spalletti è un grandissimo allenatore, capace con un gruppo di semisconosciuti e dopo che gli avevano venduto i quattro più forti, di vincere uno scudetto a Napoli incantando per la bellezza e l'armonia del gioco.
Quindi il commissario tecnico può essere il valore aggiunto della Nazionale, prima ancora dei giocatori. Il guaio è che Luciano non ha il tempo per plasmare i ragazzi che convocherà: con pochi allenamenti a disposizione non riesci a dare un preciso stile. In passato, e parlo anche per esperienza personale, ci si affidava spesso ai blocchi del club: io aveva puntato su quello del Milan, Bearzot sugli juventini. Adesso in A ci sono pochi italiani e troppi stranieri, un danno per la Nazionale. Spalletti potrebbe individuare nel gruppo di giocatori dell'Inter un blocco affidabile".